Capire quanto sia urgente una situazione di emergenza è importantissimo, soprattutto nel caso in cui ci siano più feriti da soccorrere. Non ci si può basare sul dolore percepito dalla vittima, perché non è un indicatore affidabile del livello di emergenza. Spesso, poi, nelle situazioni critiche di emergenza le vittime non sono coscienti e non possono dare indicazioni sul loro stato. Viene in nostro aiuto una classificazione generale delle urgenze.
Sono situazioni di emergenza estrema tutte quelle situazioni in cui la vita dell'infortunato è a rischio, poiché i parametri vitali minimi sono seriamente compromessi (la circolazione e il respiro). Il soggetto rischia asfissia, arresto cardiaco, emorragie arteriose. Le persone che versano in condizioni di emergenza estrema devono essere curati entro la cosiddetta "golden hour": quel periodo di tempo, non propriamente di un'ora, durante il quale è più probabile che un intervento medico eviti la morte o lesioni permanenti.
Tutte le situazioni che potrebbero evolvere in situazioni di emergenza estrema se non si interviene al più presto sono urgenze primarie, e comprendono emorragie contenibili, gravi stati di shock, traumi gravi (singoli, se una persona ha subito un politrauma, è sempre da considerare emergenza estrema), membra sfracellate, ustioni gravi e diffuse.
Le urgenze secondarie riguardano quelle situazioni che non mettono a rischio la vita dell'individuo nell'immediato, ma vanno trattate con cure mediche avanzate in una struttura ospedaliera. Possono essere urgenze secondarie le fratture e le lesioni alla colonna vertebrale o del bacino, le fratture degli arti o anche solo ferite profonde o estese.
Situazioni come fratture non esposte degli arti, ferite leggere, escoriazioni o piccole ustioni non sono urgenti.
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