ESTINGUENTI E LA LORO STORIA

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ESTINGUENTI E LA LORO STORIA

Le sostanze estinguenti sono sostanze chimiche e naturali che attraverso vari meccanismi, provocano l’estinzione del fuoco. Le principali e più conosciute sostanze estinguenti sono:

L’acqua: è la sostanza estinguente più comune e diffusa (anche per il suo basso costo). Essa esercita un azione di raffreddamento, separazione e soffocamento, risultando molto efficace sui fuochi di classe A (incendi di legname, di carta, di bosco, di sterpaglie ecc.). Può inoltre essere usata su fuochi di classe B, però solo quando il combustibile ha una densità maggiore dell’acqua. L’uso dell’acqua nell’estinzione di alcuni incendi anche di classe A deve essere adeguato al tipo di incendio e limitato all’estinzione. L’acqua in quanto buon conduttore elettrico non può essere usata per spegnere incendi di apparecchiature elettriche sotto tensione ed è controindicata nei fuochi da metalli e da polveri particolarmente reattive perché potrebbe dare origine a reazioni pericolosi.

 

La schiuma: è costituita da una miscela di acqua , liquido schiumogeno e aria o altro gas inerte. Essa esercita un azione meccanica di separazione tra il combustibile e il comburente ossigeno presente nell’aria, di raffreddamento (azione endogena) e di soffocamento. L’uso della schiuma è indicato particolarmente per i focolari di classe B, principalmente per serbatoi contenenti liquidi infiammabile. Sul mercato vi sono disponibili vari tipi di schiuma in funzione del prodotto che si vuole estinguere, del tipo di incendio e del tipo di intervento che si vuole attuare. Le caratteristiche che devono essere considerate per valutare l’idoneità di un determinato tipo di liquido schiumogeno sono:

  • Fluidità;

  • Resistenza alle alte temperature;

  • Resistenza all‘inquinamento da idrocarburi;

  • Resistenza ai vapori emessi dagli idrocarburi;

  • Buona aspirabilità anche a basse temperature;

  • Compatibilità con le polveri estinguenti.

Gli altri requisiti determinanti sono:

  • Rapporto d’espansione: dato dal rapporto quantitativo tra il volume di schiuma prodotto e il volume di soluzione schiumogena predefinita;

  • Tempo di drenaggio: è definito come il tempo impiegato da una coltre di schiuma di spessore noto per drenare una certa percentuale di soluzione (normalmente il 25%) Tra i liquidi schiumogeni in produzione, quelli normalmente utilizzati per gli interventi dal CNVVF sono: Proteinico (bassa e media espansione. Per incendi di notevole importanza di prodotti petroliferi e idrocarburi in genere), Sintetici (bassa, media e alta espansione. Per incendi di sostanze petrolifere e di sostanze polari poco volatili. Negli aeroporti può essere utilizzato per la preparazione di coltri durevoli di grande spessore per atterraggi d’emergenza di aerei in difficoltà, nei casi in cui possono verificarsi perdite di carburante), Per alcoli (bassa espansione. Per incendi di sostanze polari come solventi, ossigenati, ecc), Fluorosintetico (bassa e media espansione. Per abbattere incendi di prodotti petroliferi è quello più usato dal CNVVF), Fluoroproteinico o sigillante (bassa e media espansione. Per incendi petroliferi di grande estensione per il suo effetto rapido e potente), Universali (bassa espansione. Per incendi di alcoli e idrocarburi).

Le schiume sono agenti estinguenti costituiti da una soluzione in acqua di uno schiumogeno opportunamente aerata. Esse si presentano come un aggregato di bolle di gas (aria o CO2) . La capacità estinguente delle schiume si esplica attraverso:

  • Separazione del combustibile dal comburente (ossigeno dell’aria);

  • Diluizione del comburente, dovuta a sviluppo di vapore acqueo ed in alcuni casi di CO2 da parte della schiuma che si degrada a contatto con i materiali incendiati;

  • Raffreddamento .

Le schiume possono essere di diversa natura e precisamente:

  • Di tipo chimico, formate dall’anidride carbonica ottenuta tramite la miscelazione di due soluzioni acquose (acqua + solfato di alluminio e acqua + bicarbonato di sodio) in presenza di uno schiumogeno (ad esempio, polvere di liquirizia);

  • Di tipo fisico o meccanico, formate inglobando meccanicamente aria in soluzione schiumogena;

  • Di tipo filmante, formate con addizione di speciali sostanze tensioattive .

Il grado di aerazione determina l’espansione, intesa come rapporto tra il volume della schiuma prodotta e quello della soluzione acquosa di schiumogeno di partenza. Esse si distinguono in:

  • Schiume a bassa espansione, con rapporto di espansione da 5 a 20;

  • Schiume a media espansione, con rapporto di espansione da 20 a 200;

  • Schiume ad alta espansione, con rapporto di espansione da 200 a 1000 .

L’azione estinguente delle schiume a bassa e media espansione si esplica con la formazione di una coltre relativamente persistente che ricopre il focolaio (bassa espansione su focolai bidimensionali, media espansione sui tridimensionali). Le schiume ad alta espansione invece agiscono per riempimento dell’ambiente da proteggere . Le prime svolgono un’azione di tipo superficiale, le seconde di tipo volumetrico .Gli agenti schiumogeni attualmente usati sono:

  • Agenti proteici (P), adatti alla formazione di schiume a bassa espansione. Essi vengono utilizzati in soluzione acquosa al 3 – 6% su incendi di prodotti petroliferi che non richiedono un’azione particolarmente rapida;

  • Agenti fluoroproteinici (FP), sono come i precedenti adatti per schiume a bassa espansione. Evengono utilizzati su incendi di idrocarburi di difficile estinzione: la schiuma è più scorrevole della precedente sia sulla superficie liquida sia attorno ad ostacoli; inoltre è autosigillante (se cioè la coltre di schiuma viene rotta, la schiuma stessa può scorrere facilmente ripristinandone la continuità);

  • Agenti sintetici (S): adatti alla formazione di schiume a bassa, media ed alta espansione . Essi vengono utilizzati in soluzione acquosa al 3-6%;

  • Agenti AFFF(Aqueous Film Forming Foam): adatti alla formazione di schiuma a bassa e media espansione . Essi vengono utilizzati per la loro rapidità ed efficacia su ampi incendi di prodotti petroliferi, grazie alla formazione di film protettivi;

  • Agenti resistenti all’alcool (AR): adatti alla formazione di schiuma a bassa, media ed alta espansione. Essi vengono utilizzati su incendi di prodotti polari (alcool, esteri, eteri ecc).

Gli elementi che caratterizzano una schiuma sono:

  • Resistenza al fuoco: capacità di mantenere incorporata l’acqua in emulsione;

  • Peso specifico;

  • Spandimento: capacità di dilagare rapidamente;

  • Aderenza: capacità di mantenersi su elementi inclinati o verticali;

  • Elasticità: capacità della coltre di resistere all’azione disgregatrice prodotta dall’agitazione della superficie del liquido infiammato;

  • Impermeabilità: capacità della coltre di impedire il passaggio dei gas e dei vapori;

  • Aggressività: vista come assenza di tossicità .

 

Le polveri antincendio: esse sono costituite da miscele di sostanze chimiche combinate insieme: bicarbonato di sodio o di potassio, solfato di ammonio fosfato monoammonico ecc; sono inoltre presenti additivi per migliorare la scorrevolezza, l’idrorepellenza, e per la compatibilità con le schiume. Le polveri si possono dividere in due categorie principali:

  • Polivalenti: idonee per l’estinzione di fuochi di classe A-B-C;

  • Bivalenti: polveri a base di bicarbonato di sodio o di potassio, specifiche per l’estinzione di fuochi di classe B-C , Nello spegnimento di un incendio la polvere estinguente produce soffocamento; raffreddamento e schermatura ed ignifugazione delle parti incombuste.

Le polveri antincendio risultano normalmente dielettriche, quindi utilizzabili su apparecchiature elettriche sotto tensione. La finissima granulometria delle polveri ne sconsiglia l’uso su impianti elettronici e su apparati digitali e C.E.D. in quanto le particelle potrebbero danneggiare i componenti. • Le polveri sono agenti estinguenti costituite da particelle solide finemente suddivise. Lo spegnimento si esplica tramite:

  • Azione meccanica di abbattimento della fiamma;

  • Decomposizione, per effetto della temperatura, con produzione di anidride carbonica e vapore acqueo;

  • Inibizione della combustione per azione di contatto .

Possono essere:

  • Chimiche (B – C), costituite prevalentemente da bicarbonato di sodio e potassio, sono adatte per fuochi di classe B e C (liquidi e gas);

  • Chimiche polivalenti (A – B – C), costituite in genere da sali di ammonio; sono adatte per fuochi di classe A, B e C (solidi, liquidi e gas);

  • Inerti, costituite da prodotti inerti (grafite, allumina) e da cloruri alcalini, sono adatte per fuochi di classe D (metalli).

Gli elementi che caratterizzano le polveri sono:

  • Granulometria: deve essere trovato un giusto equilibrio tra l’esigenza di avere granelli di piccole dimensioni e quella di avere una massa sufficiente per potere essere proiettati sul focolaio e penetrare in esso;

  • Persistenza nel tempo: le polveri non devono compattarsi nel tempo;

  • Fluidità deve essere assicurata nel tempo in modo da permettere un corretto efflusso.

Le polveri hanno tossicità modesta e, salvo nel caso di materiali o apparecchiature particolarmente delicati, non trovano in genere controindicazioni. Possono essere impiegate su apparecchiature elettriche sotto tensione. Sono usate essenzialmente come carica di estintori portatili e carrellati ed in misura limitata, in impianti fissi di tipo localizzato.

 

Gli idrocarburi alogenati: sono molecole in cui atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di alogeni (fluoro, cloro, bromo, iodo e astato). Hanno differenti proprietà fisiche, in quanto si presentano in forma gassosa (fluoro, cloro), sia solida (iodio), sia liquida (bromo). L’azione degli idrocarburi alogenati, come agente estinguente, consiste nell’interporsi all’ossigeno nel naturale legame tra combustibile e comburente nella reazione di combustione, con conseguente spegnimento per sottrazione di ossigeno. Denominati commercialmente halon sono composti da un numero a quattro cifre rappresentante il numero di atomi , nell’ordine di carbonio, fluoro, cloro, bromo. Essi sono pero stati messi al bando in tutto il mondo per la forte attività antagonista alla formazione dello strato di ozono stratosferico, a seguito dei protocolli di Montrèal (1987), Kyoto (1987) e Copenhagen (29/06/2005). I prodotti che hanno sostituito gli halon negli estintori sono gli hcf idroclorofluorocarburi e gli hcf idrofuorocarburi. Questi prodotti agiscono chimicamente legandosi all’ossigeno contenuto nell’aria con conseguente estinzione dell’incendio, rispetto agli Halon sono meno efficaci per tempo di estinzione e per quantità necessaria per un determinato volume.

 

L’anidride carbonica (CO2): è un gas intermedio di cui si sfruttano le caratteristiche soffocanti. Si conserva in bombole sotto forma di miscela liquido-gassosa. Per liquefare l’anidride carbonica è necessario portare il gas alla temperatura di –78°C. La sua azione di agente estinguente si sviluppa in raffreddamento e soffocamento o inibizione dell’ossigeno. A causa della bassa conduttività elettrica è impiegata a protezione dei quadri elettrici sotto tensione. L’azione estinguente dell’anidride carbonica si esplica tramite:

  • Soffocamento, riduzione della concentrazione dell’ossigeno nell’aria al di sotto del limite di persistenza della combustione;

  • Raffreddamento, l’espansione della CO2 in fase di scarica provoca un brusco abbassamento della temperatura del focolaio; detta azione ha comunque un effetto limitato ai fini dell’estinzione .

La CO2 viene utilizzata più specificatamente su fuochi di classe B e C . Dato il suo potere dielettrico, è particolarmente indicata nel caso di incendi che coinvolgono apparecchiature e impianti elettrici sotto tensione. E’ utilizzata sia come carica di estintori portatili sia in impianti fissi per la protezione di locali e volumi chiusi (protezione d’ambiente) oppure in impianti localizzati a protezione d’oggetto . La CO2 non è utilizzabile:

  • Su apparecchiature sensibili alle brusche variazioni di temperatura;

  • Su materiali contenenti l’ossigeno necessario per la combustione (nitrati, perossidi ecc);

  • Su fuochi di classe D (fuochi di metalli quali sodio, potassio, magnesio, titanio, zirconio);

  • Su idruri metallici .

 

Il vapore acqueo: sebbene valido come mezzo estinguente, in quanto opera per soffocamento, trova impiego solo in casi particolari cioè dove se ne abbia ampia produzione e disponibilità, ad esempio, in cartiere, in aziende petrolchimiche, in raffinerLe sostanze estinguenti sono sostanze chimiche e naturali che attraverso vari meccanismi, provocano l’estinzione del fuoco. Le principali e più conosciute sostanze estinguenti sono:

L’acqua: è la sostanza estinguente più comune e diffusa (anche per il suo basso costo). Essa esercita un azione di raffreddamento, separazione e soffocamento, risultando molto efficace sui fuochi di classe A (incendi di legname, di carta, di bosco, di sterpaglie ecc.). Può inoltre essere usata su fuochi di classe B, però solo quando il combustibile ha una densità maggiore dell’acqua. L’uso dell’acqua nell’estinzione di alcuni incendi anche di classe A deve essere adeguato al tipo di incendio e limitato all’estinzione. L’acqua in quanto buon conduttore elettrico non può essere usata per spegnere incendi di apparecchiature elettriche sotto tensione ed è controindicata nei fuochi da metalli e da polveri particolarmente reattive perché potrebbe dare origine a reazioni pericolosi.

 

La schiuma: è costituita da una miscela di acqua , liquido schiumogeno e aria o altro gas inerte. Essa esercita un azione meccanica di separazione tra il combustibile e il comburente ossigeno presente nell’aria, di raffreddamento (azione endogena) e di soffocamento. L’uso della schiuma è indicato particolarmente per i focolari di classe B, principalmente per serbatoi contenenti liquidi infiammabile. Sul mercato vi sono disponibili vari tipi di schiuma in funzione del prodotto che si vuole estinguere, del tipo di incendio e del tipo di intervento che si vuole attuare. Le caratteristiche che devono essere considerate per valutare l’idoneità di un determinato tipo di liquido schiumogeno sono:

  • Fluidità;

  • Resistenza alle alte temperature;

  • Resistenza all‘inquinamento da idrocarburi;

  • Resistenza ai vapori emessi dagli idrocarburi;

  • Buona aspirabilità anche a basse temperature;

  • Compatibilità con le polveri estinguenti.

Gli altri requisiti determinanti sono:

  • Rapporto d’espansione: dato dal rapporto quantitativo tra il volume di schiuma prodotto e il volume di soluzione schiumogena predefinita;

Tempo di drenaggio: è definito come il tempo impiegato da una coltre di schiuma di spessore noto per drenare una certa percentuale di soluzione (normalmente il 25%) Tra i liquidi schiumogeni in produzione, quelli normalmente utilizzati per gli interventi dal CNVVF sono: Proteinico (bassa e media espansione. Per incendi di notevole importanza di prodotti petroliferi e idrocarburi in genere), Sintetici (bassa, media e alta espansione. Per incendi di sostanze petrolifere e di sostanze polari poco volatili. Negli aeroporti può essere utilizzato per la preparazione di coltri durevoli di grande spessore per atterraggi d’emergenza di aerei in difficoltà, nei casi in cui possono verificarsi perdite di carburante), Per alcoli (bassa espansione. Per incendi di sostanze polari come solventi, ossigenati, ecc), Fluorosintetico (bassa e media espansione. Per abbattere incendi di prodotti petroliferi è quello più usato dal CNVVF),Fluoroproteinico o sigillante (bassa e media espansione. Per incendi petroliferi di grande estensione per il suo effetto rapido e potente), Universali (bassa espansione. Per incendi di alcoli e idrocarburi).

Le schiume sono agenti estinguenti costituiti da una soluzione in acqua di uno schiumogeno opportunamente aerata. Esse si presentano come un aggregato di bolle di gas (aria o CO2) . La capacità estinguente delle schiume si esplica attraverso:

  • Separazione del combustibile dal comburente (ossigeno dell’aria);

  • Diluizione del comburente, dovuta a sviluppo di vapore acqueo ed in alcuni casi di CO2 da parte della schiuma che si degrada a contatto con i materiali incendiati;

  • Raffreddamento .

Le schiume possono essere di diversa natura e precisamente:

  • Di tipo chimico, formate dall’anidride carbonica ottenuta tramite la miscelazione di due soluzioni acquose (acqua + solfato di alluminio e acqua + bicarbonato di sodio) in presenza di uno schiumogeno (ad esempio, polvere di liquirizia);

  • Di tipo fisico o meccanico, formate inglobando meccanicamente aria in soluzione schiumogena;

  • Di tipo filmante, formate con addizione di speciali sostanze tensioattive .

Il grado di aerazione determina l’espansione, intesa come rapporto tra il volume della schiuma prodotta e quello della soluzione acquosa di schiumogeno di partenza. Esse si distinguono in:

  • Schiume a bassa espansione, con rapporto di espansione da 5 a 20;

  • Schiume a media espansione, con rapporto di espansione da 20 a 200;

  • Schiume ad alta espansione, con rapporto di espansione da 200 a 1000 .

L’azione estinguente delle schiume a bassa e media espansione si esplica con la formazione di una coltre relativamente persistente che ricopre il focolaio (bassa espansione su focolai bidimensionali, media espansione sui tridimensionali). Le schiume ad alta espansione invece agiscono per riempimento dell’ambiente da proteggere . Le prime svolgono un’azione di tipo superficiale, le seconde di tipo volumetrico .Gli agenti schiumogeni attualmente usati sono:

  • Agenti proteici (P), adatti alla formazione di schiume a bassa espansione. Essi vengono utilizzati in soluzione acquosa al 3 – 6% su incendi di prodotti petroliferi che non richiedono un’azione particolarmente rapida;

  • Agenti fluoroproteinici (FP), sono come i precedenti adatti per schiume a bassa espansione. Evengono utilizzati su incendi di idrocarburi di difficile estinzione: la schiuma è più scorrevole della precedente sia sulla superficie liquida sia attorno ad ostacoli; inoltre è autosigillante (se cioè la coltre di schiuma viene rotta, la schiuma stessa può scorrere facilmente ripristinandone la continuità);

  • Agenti sintetici (S): adatti alla formazione di schiume a bassa, media ed alta espansione . Essi vengono utilizzati in soluzione acquosa al 3-6%;

  • Agenti AFFF(Aqueous Film Forming Foam): adatti alla formazione di schiuma a bassa e media espansione . Essi vengono utilizzati per la loro rapidità ed efficacia su ampi incendi di prodotti petroliferi, grazie alla formazione di film protettivi;

  • Agenti resistenti all’alcool (AR): adatti alla formazione di schiuma a bassa, media ed alta espansione. Essi vengono utilizzati su incendi di prodotti polari (alcool, esteri, eteri ecc).

Gli elementi che caratterizzano una schiuma sono:

  • Resistenza al fuoco: capacità di mantenere incorporata l’acqua in emulsione;

  • Peso specifico;

  • Spandimento: capacità di dilagare rapidamente;

  • Aderenza: capacità di mantenersi su elementi inclinati o verticali;

  • Elasticità: capacità della coltre di resistere all’azione disgregatrice prodotta dall’agitazione della superficie del liquido infiammato;

  • Impermeabilità: capacità della coltre di impedire il passaggio dei gas e dei vapori;

  • Aggressività: vista come assenza di tossicità .

 

Le polveri antincendio: esse sono costituite da miscele di sostanze chimiche combinate insieme: bicarbonato di sodio o di potassio, solfato di ammonio fosfato monoammonico ecc; sono inoltre presenti additivi per migliorare la scorrevolezza, l’idrorepellenza, e per la compatibilità con le schiume. Le polveri si possono dividere in due categorie principali:

  • Polivalenti: idonee per l’estinzione di fuochi di classe A-B-C;

  • Bivalenti: polveri a base di bicarbonato di sodio o di potassio, specifiche per l’estinzione di fuochi di classe B-C , Nello spegnimento di un incendio la polvere estinguente produce soffocamento; raffreddamento e schermatura ed ignifugazione delle parti incombuste.

Le polveri antincendio risultano normalmente dielettriche, quindi utilizzabili su apparecchiature elettriche sotto tensione. La finissima granulometria delle polveri ne sconsiglia l’uso su impianti elettronici e su apparati digitali e C.E.D. in quanto le particelle potrebbero danneggiare i componenti. • Le polveri sono agenti estinguenti costituite da particelle solide finemente suddivise. Lo spegnimento si esplica tramite:

  • Azione meccanica di abbattimento della fiamma;

  • Decomposizione, per effetto della temperatura, con produzione di anidride carbonica e vapore acqueo;

  • Inibizione della combustione per azione di contatto .

Possono essere:

  • Chimiche (B – C), costituite prevalentemente da bicarbonato di sodio e potassio, sono adatte per fuochi di classe B e C (liquidi e gas);

  • Chimiche polivalenti (A – B – C), costituite in genere da sali di ammonio; sono adatte per fuochi di classe A, B e C (solidi, liquidi e gas);

  • Inerti, costituite da prodotti inerti (grafite, allumina) e da cloruri alcalini, sono adatte per fuochi di classe D (metalli).

Gli elementi che caratterizzano le polveri sono:

  • Granulometria: deve essere trovato un giusto equilibrio tra l’esigenza di avere granelli di piccole dimensioni e quella di avere una massa sufficiente per potere essere proiettati sul focolaio e penetrare in esso;

  • Persistenza nel tempo: le polveri non devono compattarsi nel tempo;

  • Fluidità deve essere assicurata nel tempo in modo da permettere un corretto efflusso.

Le polveri hanno tossicità modesta e, salvo nel caso di materiali o apparecchiature particolarmente delicati, non trovano in genere controindicazioni. Possono essere impiegate su apparecchiature elettriche sotto tensione. Sono usate essenzialmente come carica di estintori portatili e carrellati ed in misura limitata, in impianti fissi di tipo localizzato.

 

Gli idrocarburi alogenati: sono molecole in cui atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di alogeni (fluoro, cloro, bromo, iodo e astato). Hannodifferenti proprietà fisiche, in quanto si presentano in forma gassosa (fluoro, cloro), sia solida (iodio), sia liquida (bromo). L’azione degli idrocarburi alogenati, come agente estinguente, consiste nell’interporsi all’ossigeno nel naturale legame tra combustibile e comburente nella reazione di combustione, con conseguente spegnimento per sottrazione di ossigeno. Denominati commercialmente halon sono composti da un numero a quattro cifre rappresentante il numero di atomi , nell’ordine di carbonio, fluoro, cloro, bromo. Essi sono pero stati messi al bando in tutto il mondo per la forte attività antagonista alla formazione dello strato di ozono stratosferico, a seguito dei protocolli di Montrèal (1987), Kyoto (1987) e Copenhagen (29/06/2005). I prodotti che hanno sostituito gli halon negli estintori sono gli hcf idroclorofluorocarburi e gli hcf idrofuorocarburi. Questi prodotti agiscono chimicamente legandosi all’ossigeno contenuto nell’aria con conseguente estinzione dell’incendio, rispetto agli Halon sono meno efficaci per tempo di estinzione e per quantità necessaria per un determinato volume.

 

L’anidride carbonica (CO2): è un gas intermedio di cui si sfruttano le caratteristiche soffocanti. Si conserva in bombole sotto forma di miscela liquido-gassosa. Per liquefare l’anidride carbonica è necessario portare il gas alla temperatura di –78°C. La sua azione di agente estinguente si sviluppa in raffreddamento e soffocamento o inibizione dell’ossigeno. A causa della bassa conduttività elettrica è impiegata a protezione dei quadri elettrici sotto tensione. L’azione estinguente dell’anidride carbonica si esplica tramite:

  • Soffocamento, riduzione della concentrazione dell’ossigeno nell’aria al di sotto del limite di persistenza della combustione;

  • Raffreddamento, l’espansione della CO2 in fase di scarica provoca un brusco abbassamento della temperatura del focolaio; detta azione ha comunque un effetto limitato ai fini dell’estinzione .

La CO2 viene utilizzata più specificatamente su fuochi di classe B e C . Dato il suo potere dielettrico, è particolarmente indicata nel caso di incendi che coinvolgono apparecchiature e impianti elettrici sotto tensione. E’ utilizzata sia come carica di estintori portatili sia in impianti fissi per la protezione di locali e volumi chiusi (protezione d’ambiente) oppure in impianti localizzati a protezione d’oggetto . La CO2 non è utilizzabile:

  • Su apparecchiature sensibili alle brusche variazioni di temperatura;

  • Su materiali contenenti l’ossigeno necessario per la combustione (nitrati, perossidi ecc);

Su fuochi di classe D (fuochi di metalli quali sodio, potassio, magnesio, titanio, zirconio);ie. Viene utilizzato in impianti fissi o semifissi di tipo localizzato.

 

L’azoto, valido come mezzo estinguente, in quanto opera per soffocamento, trova ridotto impiego come tale ed è utilizzabile più frequentemente come inertizzante in percentuali diverse in funzione delle caratteristiche della sostanza infiammabile .

Gli aerosol: sono formati da particelle solide piccolissime di sali di metalli alcalini (circa il 40% in peso di aerosol generato) e gas (circa il 60% in peso di aerosol generato), generalmente azoto, anidride carbonica e vapore acqueo. L’aerosol estingue il fuoco per azione chimica, interferendo con la catena di reazione della combustione rimuovendo i radicali liberi e rendendoli in tal modo più disponibili per la combustione, inoltre fisicamente sottraendo energia dall’ambiente in cui si sta verificando l’incendio, con conseguente azione di raffreddamento. Le due reazioni avvengono principalmente sulla superficie delle particelle solide di aerosol, quindi più esse sono piccole più superficie di reazione sarà disponibile e maggiore sarà l’azione di spegnimento dell’incendio. Gli aerosol sono efficaci su fuochi di classe A, B, C ed E, ma in sopratuttto su quelli di classe B . Non sono utilizzabili su incendi di materiali chimici che rilascino ossigeno durante la combustione (nitrato di cellulosa), miscele o composti chimici contenenti ossidanti (clorati o nitrati di sodio), metalli reattivi (magnesio, alluminio), materiali piroforici (fosforo bianco, composti metallorganici).

 

Gli estinguenti gassosi: si tratta di derivati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idrogeno sono stati sostituiti tutti o in parte con atomi di alogeni (fluoro, cloro e bromo). La loro azione estinguente si esplica attraverso il blocco delle reazioni a catena che si verificano durante la combustione (catalisi negativa). Le sostanze estinguenti gassose sono riconosciute ormai da molti anni come mezzo efficace per spegnere gli incendi, in particolar modo, quelli di liquidi infiammabili (fuochi di classe B) e connessi a apparecchiature e impianti elettrici (fuochi di classe E), anche se sotto tensione, in quanto tali sostanze non sono conduttrici, mentre sono un pò meno adatti sugli incendi di materiali organici (fuochi di classe A). Nella progettazione degli impianti di spegnimento, occorre tuttavia non trascurare il fatto che vi possono essere rischi non compatibili con queste sostanze o che, in talune circostanze o situazioni, possono esservi pericoli legati al loro utilizzo che richiedono speciali precauzioni.



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